il Risveglio delle statue I
Lo Spazio e il Tempo nella Fotografia che fa Risveglio ai Musei
Passeggiando con la mente, forse sognando, o forse era realtà, mi sono perso in un luogo che non riconoscevo.
Ombre “Indici”, sagome “Icone”.
Mancava qualcosa: il messaggio non era completo, non era leggibile.
Mancava il soggetto, o forse c’era.
Mancava il complemento e il predicato o forse c’erano.
Quindi mancava un linguaggio? Perciò non ci si poteva esprimere e capire? O forse c’era tutto e non lo sapevo.
Ma ecco all’improvviso, con la coda dell’occhio, vedere un’ombra, un’ombra muoversi.
Mi fermai per guardarmi intorno, e quell’ombra non c’era più.
Continuai a percorrere quello spazio, ed ecco ancora un’altra ombra che sembrava seguirmi e poi fermarsi contemporaneamente al mio procedere.
Dissi a me stesso che era un sogno e che, svegliandomi, tutto sarebbe stato più chiaro, normale, ma, nel mentre, ecco che un’altra ombra, luce o traccia, lascia un segno.
Il “Segno”.
Tutto diventa più chiaro, leggibile.
Le statue, da millenni immobili, prima nelle residenze degli imperatori romani o negli horti, poi interrate sotto detriti della Roma imperiale e infine per anni ibernate nei luoghi a loro deputati, si animano.
Sì, sono loro, le statue si svegliano, prendono vita, ma appena il mio sguardo le intercetta, si fermano.
Come posso ritrarle? Renderle immortali in quel momento di vita? All’improvviso mi sveglio, ricordo gli “Indici”, le “Icone” e infine quelle ombre cioè il “Segno”.
Non importa se manca il predicato o il complemento, è un nuovo linguaggio.
Il linguaggio della fotografia che si è arricchito del “Segno” datogli dal FoTotempismo.
Oltre al “Segno”, il FoTotempismo fa vivere fotograficamente il soggetto nella sua tridimensionalità non solo prospettica ma spaziale e nel tempo che trascorre, togliendo quel senso di morte descritto da R. Barthes.
Dunque, ecco le statue muoversi in una ricostruzione ambientale che riconoscerai, e non solo nei sogni.
–Enzo Trifolelli