CATIA MENCACCI

Catia Mencacci

 

Catia Mencacci nasce a Cortona, etrusca cittadina della Valdichiana in provincia di Arezzo, e si avvicina alla fotografia solo nell’età adulta. E’ infatti nel 2012 che, accettando la proposta di una sua amica, si iscrive per la prima volta ad un corso di fotografia, frequentando le prime lezioni senza avere ancora acquistato una fotocamera. Subito la passione per questo nuovo mondo la travolge, ciò che le interessa, però, non è la rappresentazione fedele di ciò che la circonda, non vuole immortalare “l’attimo”. Quello che la intriga è creare immagini oniriche ed impressioniste che, trascendendo la realtà, cercano di evocare un ricordo, un sogno, un’emozione.

La sua prima mostra personale dal titolo “Avvistamenti, sviste e visioni” è del 2014, nella suggestiva Sala della Carbonaia a Foiano della Chiana (AR), alla quale seguiranno altre mostre collettive in varie cittadine italiane. Ha ricevuto diversi premi e menzioni d’onore.

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Ci sono luoghi che trovi solo nella notte. Ci sono entità che incontri solo nelle tenebre. Il sogno è la loro alcova. Anime erranti rubate a purgatori mentali, che al mattino si dissolvono come bolle di sapone, lasciano briciole che il giorno divora.

Nelle sue foto si racconta qualcosa di più sottile della solitudine: smarrirsi in mare aperto. Si raccontano quotidianità, persone viste di spalle, simboli: non in modo silenzioso, circospetto, malinconico. Lo si racconta in urlo, in un sussulto, in un boato improvviso di silenzio. Catia non fotografa un’impressione fugace che sorprende ma un’espressione dell’anima che invade. Il contesto è un pretesto, una svista: non è il paesaggio o la situazione rubata ad accarezzare l’emozione, ci prende l’intuizione della composizione momentanea, l’urgenza febbrile del pathos. I colori vengono spesso velati dall’uso sapiente del bianco e nero, oppure servono a comporre un giorno di pioggia o bottiglie vuote: una tradizione spagnola fa rinchiudere, dentro bottiglie di vetro, le paure. Catia le racchiude in modo sdrucciolo in una foto: visioni di un purgatorio di anime vaganti.

Catia ci trascina in questa ossessione, di cui lo scatto la libera e ci libera per un attimo, per poi restare ancora una volta naufraghi… Incroci i suoi occhi e avvisti terra.

(Albano Ricci)

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