La presentazione di questo libro è un pretesto per continuare a raccontare come le statue immobili sin dal loro ritrovamento possono tornare a vivere. Ciò accade con le parole di chi le ha disseppellite o quelle di esperti dell’arte, come pure dalle espressioni di autori o di artisti, che con la nuova interpretazione Fototempistica addirittura le animano, almeno per il tempo della fruizione e ad ogni qualvolta che vi si pone lo sguardo.
Chiesa di Santa Maria della Salute, Via della pescheria Viterbo (sede Archeotuscia Onlus Viterbo)
Nuove Frontiere Spazio-Tempo nell’Arte
Il Risveglio delle Statue II
Con il FoTotempismo di Enzo Trifolelli
Dal 22 Giugno al 1 luglio 2018
dalle 11,00 alle 13,00 dalle 18,00 alle 22,00
“Non vi è nulla al mondo che ambisca a diventare qualcosa di più, e il FoTotempismo di Enzo Trifolelli si pone ad essere l’esito artistico di tale aspirazione, da parte dell’immagine fissata su una superficie piana. Ciò che assume un rilievo incondizionato, non è solo l’approccio intellettuale dell’autore, ma le immagini, traslate nello spazio-tempo, esse si stagliano con traiettorie e dematerializzazioni fino alle successive ricomparse, sedimentate dal Gesto
bio
Nato a Bassano in Teverina (VT) nel 1951. Fotografo dagli anni dal 1972 Nel 2009 si fa promotore e fondatore del “Centro Studio e Ricerca Fotografi della Tuscia”, Nel 2011 realizza il racconto fotografico il “PALIO”. Nel 2010 definisce la sua idea-concetto che denominato FoTotempismo, che introduce il “Gesto” e il “Segno” nella fotografia. La prima esposizione in FoTotempismo è del 2012 con “Pierrot e la nostra società”. Nel 2014 inaugura a Fiuggi la mostra itinerante “e poi…” e il relativo libro fotografico. Nel 2015 è cofondatore del “Centro Studi e Ricerca Immagine”. Nel 2016 espone al MIA Photo Fair presentando il libro “il Risvegli delle Statue I”. Nel marzo 2017 presenta il libro “il Risvegli delle Statue II” con relativa mostra.
Fototempistico. Le scene danno l’impressione di prender vita in una sorta di movimento nel tempo e nello spazio discontinuo”.
Nella mostra le statue si animano e prendono a “vivere”.