Presentazione prima Mostra sul FoTotempismo
25 settembre 2012, presento in prima assoluta, il lavoro del fotografo Enzo Trifolelli da lui nominato ©FOTOTEMPISMO.
La caratteristica principale delle sue fotografie risiede nel fatto che esse sono frutto di un “Progetto”.
Progetto indica una capacità visiva ed intellettuale che si precisa prima del Clik con cui il fotografo prende la decisione di eseguire l’immagine.
Oggi, lo stesso indica anche una serie di fotografie legate dalla medesima tematica.
Questi due concetti si riuniscono perfettamente nel lavoro di Enzo.
Il noto pittore/fotografo Moholy Nagy, che nel 1920 insieme a Man Ray faceva parte della corrente dadaista, scriveva: “una serie di fotografie che si ispira ad uno scopo definito può diventare l’arma più potente ed al tempo stesso la nota lirica più tenera”.
Pensiero già espresso solo 90 anni fa! L’idea di Enzo prende spunto dai lavori dei Fratelli Bragaglia che nel 1910 con la loro ricerca, legata al movimento futurista di Marinetti e rappresentato nella pittura da Giacomo Balla, cercarono di evidenziare il trascorrere del tempo di un movimento con un solo clik, ottenendo risultati che ancor oggi ci lasciano stupiti.
Enzo fa un passo avanti e cerca lo spostamento completo del soggetto nello spazio/tempo e la tridimensionalità.
Per fare questo utilizza, oltre alla presenza umana, una serie di oggetti ben radicati nella nostra cultura come “maschere”, “statue” e volti, facilitando così la lettura del messaggio che diviene meno astratto e più concreto.
Un filo immaginario lega la storia delle immagini dai graffiti delle caverne ai nostri giorni.
L’uomo si è sempre voltato indietro per andare avanti e progredire ed è così che la vera Arte è arrivata fino a noi.
Enzo nel suo lavoro ha tenuto ben presente questo concetto.
Per rafforzare ancora di più il suo messaggio in questa circostanza, Enzo accompagna le sue opere con una scrittura poetica delle stesse rendendo, così, completamente comprensibile il messaggio stesso.
Io non credo molto ai messaggi ermetici molto di moda nella corrente concettuale degli anni 60.
Un’opera deve contenere un giusto dosaggio di componente contemplativa e riflessiva per veicolare un messaggio fruibile.
Ritengo quindi, in base a quanto esposto, il lavoro del fotografo Enzo Trifolelli assolutamente innovativo anche a confronto di tutta l’attuale produzione fotografica che, nel corso del tempo, ho attentamente esaminato nel panorama mediatico e del Web.
Non ho trovato, infatti, nessuna idea paragonabile, anche perché mi sembra che la maggioranza ritenga ancora la fotografia una forma, anche se molto personalizzata, di rappresentazione del reale.
Certo Trifolelli ha lanciato il suo messaggio, ma solo il tempo ed il consenso del pubblico deciderà del suo ingresso nella categoria ARTE.
-Gianpiero Ascoli